Io amo il Natale

DSC_4785Io Amo il Natale.

Lo scrivo così è ancora più vero. Dichiarazione un po’ in controtendenza in questo periodo, almeno per quello che sento intorno a me. Natale come stress da regali e cenoni. Natale come non ho tempo. E in effetti ogni tanto sono caduta anche io in questo tranello ma per fortuna ho due bambini piccoli che mi ricordano che questa è la festa più bella dell’anno. Quindi me lo voglio ricordare bene, e dirlo ancora una volta. Io Amo il Natale.

Quando ero bambina il Natale lo si festeggiava almeno tre volte. Ed ognuna era una vera festa. Credevo a Babbo Natale, a Gesù Bambino e anche alla Befana quando arrivava i suo turno. C’era (c’è tutt’ora) il 24 sera a casa della nonna materna. Il vero evento dell’anno. Credo di aver fatto le ore piccole (mezzanotte passata) per la prima volta in una di quelle nottate. Zii, cugini, parenti acquisiti… i nonni erano felici di ospitare tutti e ognuno portava qualcosa da mangiare. E sacchi pieni di doni. L’albero di Natale è sempre stato piccolo ed elegante e il presepio appena accennato. Il clima sempre sereno, il momento dello scambio dei doni sempre una festa. Le farfalle con gamberetti e zucchine di nonna un momento di totale goduria. Ci sono foto di noi bambini a tutte le età la notte di Natale, poi dei nostri figli, e dei “grandi” che sono diventati ancora genitori e poi nonni. Alcuni. Ed è una festa alla quale non vorrei mai rinunciare perché è famiglia, è tradizione, è una certezza. E’ bello e basta.

Il 25 mattina lo abbiamo sempre festeggiato a casa di mamma. E lì è sempre stato veramente Natale. Con i pacchetti sotto l’albero fatto a sei mani e il presepio gigante allestito ad arte e lucine sul pianoforte. Quando sono diventata abbastanza grande da avere l’onore di occuparmene personalmente è stato un momento importantissimo.  Il mio 25 mattina era fatto di vestaglia, pantofole, tazze piene di latte e caffè, pandoro, i pacchetti sotto l’albero e intimità. E’ sempre stato casa.

Il 25 a pranzo Natale è sempre stato la casa dei nonni paterni, con papà. Non c’era l’albero di Natale ma la pianta alta in salotto agghindata con qualche palla di Natale e i cioccolatini per noi bambine. Sotto, un bambinello grande grande in gesso che ancora oggi custodisco gelosamente. Il presepio era quello che facevamo noi con il DAS nei pomeriggi di dicembre nei quali giocavamo con nonna. Da grande ripensandoci ho capito che era tutto per noi quel momento. Semplice ed essenziale proprio come i nonni, amorevole ed esagerato nei doni proprio come l’affetto per noi. A Natale un numero indefinito di pacchetti. Per la Befana arrivava proprio il sacco… alto come noi!

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Sono passati gli anni, sono diventata moglie, genitore, parte della famiglia di qualcun’altro ma per me il Natale è ancora la festa più bella dell’anno. Sono fissata con il pranzo, mi piace avere intorno la mia famiglia nel senso più allargato possibile. Qualcosa è cambiato perché un po’ siamo cresciuti, ci sono nuovi bambini, nuovi adulti, nuove case e nuove abitudini. Qualche nonno non c’è più ma il sentimento che si respira vorrei non cambiasse mai. E questo dipende solo da chi il Natale lo sente, e lo fa.

Sento dire sempre più di frequente e a sempre più persone che vorrebbero saltare a piè pari il periodo Natalizio per lo stress che si porta dietro. E mi sono dispiaciuta tantissimo a ritrovarmi, un paio di anni fa, a pensare lo stesso. Non poteva essere… Ho la fortuna di avere due bambini e recuperare lo spirito come deve essere a Natale non è stato poi così difficile. E poi c’è lui… lui che vorrebbe montare l’albero ad ottobre e toglierlo ad aprile. Lui che Natale si festeggia in famiglia e basta. E’ stato abbastanza facile ritrovare la strada.

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Per prima cosa siamo andati tutti e quattro, appena cambiata casa un paio di anni fa, a scegliere un grande albero. Poi, ogni volta che andiamo da qualche parte, abbiamo ripreso l’abitudine di prendere qualcosa da appenderci sopra a Natale. E così da qualche anno il nostro albero racconta chi siamo, dove siamo stati, i nostri momenti più belli. Ci sono i ciucci dei bambini sui rami, i lavoretti che hanno fatto a scuola, le decorazioni trovate a qualche mercatino o comprate durante uno dei nostri viaggi. E il presepio, è proprio quello che da nonno passò a mamma e papà, e ora a me.

 

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L’8 dicembre ho fatto albero e presepio con i bambini e nei loro sguardi ho letto l’entusiasmo, lo stupore, l’emozione. Tommaso prima di andare a dormire ha voluto accendere tutte le lucine di uno e dell’altro e si è seduto in mezzo al salone per guardare da una parte all’altra lo splendido lavoro che aveva fatto. Natale è un momento bellissimo se si ha la voglia di abbracciarsi, di fare cose insieme, di scordarsi per un momento dei regali per godersi l’attesa di un momento nel quale ci si scambiano sentimenti più che pacchetti.

Io spero che loro credano a Babbo Natale il più a lungo possibile, spero che continuino ad aspettare impazienti l’8 dicembre per addobbare casa proprio come fanno ora, vorrei che creassero la loro tradizione e che la conservino gelosamente. Il mio impegno per me stessa e per loro è di cercare di non perderlo mai questo spirito… perché a prescindere dal significato religioso di questo periodo, è e resterà sempre una magia.

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