L’amore al tempo del consumismo

grandma-1038239_640Mia nonna ha avuto tutta la vita (o quasi) lo stesso servizio di posate, di piatti, corredi, e parecchie altre cose mai sostituite. Nonna aggiustava con la colla del tubetto gialla, quella simile alle trappole per topi, tutto quello che si rompeva, dalle suole delle scarpe alle pentole, ai pezzi di mobile. Ed è stata felice di poter avere accanto sempre le sue cose. “Noi abbiamo vissuto la guerra” ripeteva sempre… e io non capivo esattamente cosa volesse dire. Mia madre e mio padre anche, tendenzialmente, aggiustano molte cose, o comunque utilizzano molte di quelle che hanno fino a completa usura. Noi, io e lui per esempio, siamo in procinto di cambiare un divano per ragioni non legate ad effettiva necessità. Ora, senza esagerare e senza generalizzare, quello che voglio dire è che il nostro tempo ci insegna tanto a cambiare di continuo, sostituire al minimo  difetto, provare tutto, stancarsi subito.

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Alla fine di una lunga discesa sugli sci, un amico ha fatto questa riflessione… “il problema Fra, è che oggi ci si comporta con l’amore proprio come con gli oggetti. Quando si rompono, non si prova a ripararli, li si butta via e li si sostituisce”. Ecco, io da quel momento a questa cosa ho iniziato a pensare moltissimo e mi sono chiesta spesso quanto fosse vero. E sebbene non si possa fare di tutta l’erba un fascio, già il fatto che esista una tendenza simile basta a farci alzare le antenne e porci qualche domanda. Cha valore ha assunto l’amore inteso come legame che dura, eventualmente, tutta una vita? Come ci comportiamo quando qualcosa si rompe o banalmente la vita ti sventola sotto gli occhi alternative che sembrano risolvere tutto o delle quali sembra non poter proprio fare a meno? Nel grande mercato in cui viviamo il prodotto “amore” come si posiziona? Come viene percepito? Quanto entra nel meccanismo della continua necessità di cambiamento? Ovviamente la risposta non può essere una perché le variabili sono troppe e dipendono dal tipo di vita che ognuno di noi fa, dal vissuto, dalla personalità, dai desideri. Ma forse un denominatore comune c’è e si chiama forza, o banalmente volontà.

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Viviamo in una società che crea desideri, che crea necessità, che ci spinge a non accontentarci mai. Che rende necessario il cambio del cellulare una volta ogni sei mesi e quello della moglie (o del marito) almeno una volta nella vita. Ricorderete dal post di qualche tempo fa che sono una accanita fan della ricerca della felicità, che mai e poi mai consiglierei ad una persona di essere “normale” piuttosto che felice. Che la ricerca di quello che ci fa stare bene è condizione essenziale per poter vivere una vita appagante. Ma non posso non chiedermi qual è il limite oltre il quale l’onestà verso noi stessi diventa un alibi per poterci permettere qualsiasi cosa, o per buttare via senza la giusta attenzione, un sentimento importante (a volte una famiglia). L’amore è un lavoro, è una conquista, è un dono. Ma è anche e soprattutto una scelta.  Che può essere messa in discussione ma alla quale bisogna prestare l’attenzione che merita quando si decide che è tempo di metterla da parte. Se abbiamo scelto una persona per iniziare un viaggio insieme e ci si trova lontani ad un certo punto, non si può semplicemente dire “non funziona più”, sebbene sia faticosissimo e anche doloroso ripercorrere i passi di fratture spesso insanabili. Il punto è che si lascia quello che sembra non avere più valore quando invece tirandosi su le maniche e lavorando sodo potrebbe avere un valore inestimabile. Quante volte ho sentito di persone che sono scappate da situazioni all’apparenza insostenibili per poi tornare a cercare, dopo qualche tempo, proprio quello che avevano lasciato! Forse quel tubetto di colla dovremmo provare ad utilizzarlo una volta di più, consci del fatto che esiste la possibilità che i pezzi siano talmente frammentati da non poterli più aggiustare. Anche un acquisto appena fatto prima o poi diventa “vecchio”, ormai con ritmi sempre più accelerati.

heart-583895_1920L’amore ha bisogno di pazienza, di dedizione, di cura, di coraggio. Di tanto coraggio. Di confronto e comunicazione continua, di tante domande e qualche risposta. Di progetti condivisi. Ha anche bisogno di spazio, di individualità, di diversità. Di rispetto. Commettiamo errori, lasciamo che l’altro li commetta e a volte quegli errori diventano parte integrante della nostra vita. Perché affrontarli è troppo dura, perché fare un passo indietro o uno in avanti significa, anche, dover rinunciare a qualcosa. O semplicemente cambiarla. Aggiustarla e considerarla, quindi, non più efficiente, brillante, accattivante. E allora che facciamo? Per non mettere in discussione noi stessi cerchiamo di cambiare tutto il resto. Che follia. Quello che voglio dire, nel pieno rispetto delle singole esperienze e nella grande consapevolezza che è impossibile generalizzare su un tema così complesso, è che mi piacerebbe vedere intorno a me un cambio di tendenza, almeno nella relazione fra le persone, rispetto a quello che sta accadendo nel nostro mondo. Vorrei vedere almeno il tentativo di utilizzare il tubetto di colla magica di nonna, vorrei vedere un grande investimento sui sentimenti. Vorrei vedere persone che prendono il giusto tempo per guardarsi come ci si dovrebbe guardare quando ci si ama. O semplicemente ci si vuole bene. E allora forse, e dico forse, vedremmo miracoli fra persone che credevano di essersi perdute o altre felicemente e serenamente andate oltre.

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Io per prima ho avuto necessità di fermarmi. Persa dentro al frullatore nel quale ci tuffiamo per la smania di non perdere nulla, neanche una piccola occasione di vita. E quello che ho trovato è stata una occasione, per ritrovare un po’ di quello che ho desiderato con grande forza e determinazione tempo fa, che avevo iniziato a costruire e anche smesso di curare nel modo in cui doveva essere fatto. E la grande sorpresa è stata la meravigliosa sensazione, dopo un tempo interminabile, di avere quell’occasione interamente fra le mani e la libertà di farne, con tutti i rischi che questo comporta, qualcosa di grande oppure nulla

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