Lorenzo Marone – Magari domani resto.

Luce di Notte è tutte le donne che vorrei essere. E anche quelle che probabilmente non sarò mai.

Lei ha trent’anni, il suo Cane Superiore spelacchiato si chiama Alleria e il suo migliore amico è un anziano su una sedia a rotelle. Siamo a Napoli nei Quartieri Spagnoli, fra uno studio legale che tutto fa tranne che seguire cause vere, una casa di famiglia piena di vuoti e di silenzi, uomini che scappano e una vita che sa tanto di abitudinaria. Ma sgomitando fra fra le maglie di quelle cose “normali”, per Luce, si trova l’opportunità di trasformare la sensazione di essere spacciata nella consapevolezza di poter scegliere e che le cose che ci rendono felici non sono necessariamente così lontane da noi.

“Magari domani resto” di Lorenzo Marone è un momento che tutti noi, almeno una volta, abbiamo vissuto o vivremo. E’ la domanda che almeno una volta ci siamo posti. E’ la tentazione di andare che appartiene a tutti. E’ la scoperta di aver qualcosa dentro e non fuori, che ci permette di decidere se rimanere o meno.

Non è tanto la storia, sempre scorrevole ed avvincente, quanto i personaggi così carichi di quotidianità e di unicità.

Ci sono tutti i sentimenti. L’amore, la rabbia, la solitudine, la paura, la speranza, la forza, la tenerezza. La determinazione a non lasciare che le cose vadano così come sembrano scritte grazie ad una caparbietà che non consente mai alla narrazione, di scadere nel banale.

Quando sei lì a dirti che accadrà l’ovvio, Luce e Don Vittorio Guanella, così come molte delle persone che abitano la loro storia, ti smentiscono. Ti insegnano che l’ovvio è uno stato mentale che può e che deve essere combattuto. Che il finale della storia non lo scrive il destino o il passato che sembra segnare molte delle nostre esistenze ma vira in una direzione o nell’altra a seconda delle nostre scelte. La fiducia in sé stessi, negli altri, nelle cose imperfette che popolano la nostra vita, è una di queste scelte.

Magari domani resto è una gita nella Napoli più vera.

Nel suo dialetto che non riesci ad abbandonare neanche quando chiudi il libro, negli appartamenti dei Quartieri che inizi ad abitare riuscendone ad assaporare gli odori e vederne l’arredamento e le luci.

E’ anche un inno alla libertà, soprattutto al femminile, di poter essere quello che si vuole cambiando idea anche una volta al giorno e senza necessità di essere per forza coerenti. Ponendosi solo la domanda se quello che si sta facendo è quello che siamo realmente o se è solo la maschera che indossiamo per poter camminare, senza essere riconosciuti, in mezzo alla gente.

Come è capitato fra le mie mani.

Non conoscevo l’autore e come al solito ho iniziato a sfogliare i libri in libreria. Questa incredibile protagonista si chiama Luce, come la mia adoratissima nonna. Il tutto è ambientato a Napoli, città di origine di nonno. Ed era un pomeriggio nel quale mi mancavano parecchio entrambi. In qualche modo credo che me lo abbiano suggerito loro. Ed è stata una bellissima scoperta perché ora ho fra le mani gli altri due suoi libri ed entrambi promettono bene.

La frase del libro che ho amato di più.

Ce ne sono veramente tantissime. Ma questa me la sono scritta e me la porto sempre dietro:

“Non si puó spiegare agli altri come vivere, né si puó trasmettere la voglia di essere felici. La felicità è una cosa piccola e intima che ti costringe ad averne cura e rispetto anche quando non ti va, quando sei stanco e vorresti solo stravaccarti sul divano. É una moglie petulante che ti parla mentre guardi la partita”. (Don Vittorio Guanella, Magari domani resto).

 

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