Equità. Perché non iniziamo dalla genitorialità paritaria?

Genitorialità condivisa

No, non sono sola. No, non mi sento abbandonata. Si, posso contare sull’aiuto di una tata, di un marito e quando è possibile anche dei nonni e degli zii. Eppure scoppio e la percezione di essere da sola a sobbarcarmi il grosso del lavoro con i bambini mi spezza in due, mi rende nervosa e rende esponenziale una stanchezza che già di per sé è piuttosto importante.

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I genitori, o almeno quelli che vogliono qualificarsi in questo modo, devono essere totalmente intercambiabili. E’ necessario, per come la vedo io, per il bene dei nostri bimbi, per quello della coppia dove la coppia esiste e per quello degli uomini e delle donne che ricoprono quei ruoli.

Le obiezioni classiche

“Ma la mamma è sempre la mamma”, vero. “E il papà è sempre il papà”, aggiungo. Vedete, non credo sia una questione di sovrapposizione di ruoli. Ci saranno sempre differenze importanti fra mamma e papà per tantissimi aspetti legati al carattere, alle affinità, alle fasi di crescita, alle difficoltà di uno o dell’altro, alla disponibilità. Ma si è genitori al 100% entrambi. Questo significa che anche se per scelte condivise l’organizzazione della giornata pesa più su uno o sull’altro, tutto quello che c’è dietro deve essere equamente distribuito. E sebbene veda qualche progresso anche in questo nostro bel paese  su questo tema, siamo ancora molto ma molto indietro rispetto alla parità nel ruolo genitoriale. Ed è una questione soprattutto culturale. Ed è quello che fa sentire una mamma sola, anche quando non lo è.

“Ma è spesso l’uomo a portare il maggiore (se non tutto) reddito  a casa”. “Ma la donna è più portata ad accudire i figli”. “Ma questo o quello gli uomini non lo sanno fare”. “Lui non lo fa come lo farei io”. “Gliel’ho spiegato ma non ha capito”. “Se non lo vede da solo che sono stanca non merita che glielo spieghi”. “Ma lui poverino torna stanco morto dal lavoro”. “Ma mio figlio vuole solo me”. Potrei andare avanti all’infinito siete d’accordo?

Una questione culturale

Genitorialità condivisa. Cosa vuol dire essere genitori intercambiabili al 100%. E' una questione di difficoltà oggettive o più una questione culturale?Quanta parte di queste obiezioni ha fondamenta serie e quanta invece è frutto di atteggiamenti ripetuti nel tempo nella nostra cultura di mamme all’italiana? E lancio una provocazione… quanto dipende effettivamente da imposizioni (o rifiuto) di quella parte maschile che tanto reputiamo mancante di attenzioni e non invece da una strenua difesa da parte di alcune donne della necessità di sentirsi indispensabili e custodi del maggior tesoro dell’universo?

Questione di genere

Sapete, ultimamente per lavoro mi sposto tanto. E molte delle persone che incontro prima di iniziare a parlare di lavoro mi chiedono “e i bambini dove sono?”. Non credo che i clienti di mio marito gli rivolgano la stessa domanda. Quando parto per lavoro o per piacere La Nonna, quando scopre che i pargoli sono affidati in esclusiva al padre, esclama “ma da solo! Ma come fa?” e cerca di organizzarsi con voli pindarici pur di offrirsi a parziale sostituzione di quel fardello che non gli è consono (a Lui). Se rimango io sola con i bimbi, l’emergenza non c’è. Se il papà porta i bambini ad una festa alla quale io non sono potuta andare per ragioni di lavoro o altre, la settimana successiva anche le mamme che non conoscevano il mio nome si sentiranno in obbligo di venire a dirmi “che padre fantastico tuo marito! Ma che bravo che TI aiuta”. Mi aiuta? Davvero aiuta me? O sta semplicemente facendo il padre? Se dopo una giornata nella quale entrambi noi adulti abbiamo sgobbato come pazzi (figli, lavoro, casa, impegni importanti) cosa c’è di strano, se lui torna per primo a casa, nel trovare una pentola messa sul fuoco? Cosa c’è di strano quando i momenti di riposo sono gli stessi per entrambi, nell’aspettarsi che anche Lui metta in ordine o contribuisca alle cose di casa e alla cura dei bambini?

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Perché a tanti papà è concesso di non partecipare alle riunioni a scuola, ai colloqui con la maestra, di non avere il numero della pediatra o non conoscere gli orari degli sport pomeridiani? E mi fermo qui perché la lista è lunga… Perché porta lo stipendio che mantiene la famiglia a casa? Nella grande maggioranza dei casi è vero (anche se sempre meno vero). Perché con la nascita dei figli è la carriera della mamma che subisce le maggiori frenate? E come pensiamo che possa essere diversamente se continuiamo a dare per scontato che sia la cosa più giusta e normale?

Sapete cosa mi dispiace? Lo sguardo di alcune donne. Di alcune mamme. Non voglio ovviamente generalizzare. Non che il loro giudizio mi turbi o mi faccia mettere in discussione la bontà del lavoro che faccio con i miei figli, ma lascia l’amarezza vedere come siano proprio loro quelle raramente disposte ad appoggiare altre donne, diverse dal modello nel quale credono forse, ma comunque donne. Proprio come lo sono loro. In tutta onestà sono più gli uomini che vedendo gli incastri pazzeschi che riusciamo a fare fra carriera, figli, casa, vita… ti guardano dicendo “caspita, sei forte!”.

Caro papà non sei un supereroe, come non lo sono (e non vorrei esserlo) io.

Continuo. Vorrei che il contributo dei papà non fosse l’eccezione. Vorrei che non fosse il frutto di una specifica richiesta lì dove la mamma non arriva. Non si è genitore a fine serata per dieci minuti di gioco o per rafforzare un rimprovero. Un papà trova il suo modo per dialogare, organizzare il tempo che passa con loro, calmarli quando piangono o hanno una crisi, spiegargli che lavare i denti è importante dopo ogni pasto, capire chi sono e cosa stanno diventando, interessarsi a quello che fanno, sapere chi amano frequentare… insomma, non un personaggio mitologico. Semplicemente un papà.

Credo che questa sia la vera strada della parità. E ripeto che non è questione di tempo dedicato ma di cultura e apertura mentale.

Genitorialità Condivisa ChicchiolaQuello che voglio dire è lasciamo che questa sia veramente una scelta. Perché prendersi cura dei propri figli in via quasi esclusiva può essere una scelta ma non deve, allo stesso tempo, essere una scelta scontata per una mamma.

E se è vero che la gestione della giornata dei piccoletti può anche pesare più sulle spalle di uno che dell’altro per come la coppia ha deciso di organizzarsi in base alle necessità e alla disponibilità di entrambi, ciò non toglie che la condivisione di tutto quello che riguarda la famiglia sia affare di entrambi nella stessa misura.

Concludo con un messaggio ai maschietti…

Vorrei dirvi cari papà che se non siete totalmente focalizzati sul vostro ruolo di colonna portante e capo della famiglia non perderete di credibilità. Se prenderete un permesso o vi assenterete dall’ufficio perché vostra figlia ha il saggio di danza non sarà più problematico rispetto alla stessa cosa fatta da vostra moglie. E parimenti la vostra presenza non avrà un valore minore agli occhi di vostra figlia. Se perdete qualche ora a fare colloqui con una ragazza che aiuti vostro figlio con i compiti non sarete meno virili. Guardate bene la vostra compagna come vi guarderà quando tornerà a casa una volta dopo di voi e vi troverà seduti per terra a fare un puzzle con i bambini, ci troverete tanto di quell’amore che neanche un diamante potrebbe comprare.

 

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